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03-05-2011

Bin Laden. Adesso la nuova cupola prepara la vendetta

Il Giornale - Ecco gli scenari del dopo Bin Laden. L'egiziano Zawahiri è già pronto a rilanciare la partita del terrore contro l'Occidente
Addirittura l’incubo di una rappresaglia nucleare con un mini ordigno nascosto da tempo in Occidente per vendicare Osama Bin Laden, oppure attentati suicidi in Europa o ai danni dei cristiani nel mondo islamico. Morto il principe del terrore, però, non ne salta fuori facilmente un altro. Oggi Al Qaida è un marchio in franchising utilizzato da organizzazioni sparse nel mondo che si ispirano all’ideologia di Bin Laden, ma che da tempo non ricevono ordini diretti. Per non parlare dei terroristi fai da te nati in Europa.
Questo non significa che la minaccia sia inesistente. Dagli interrogatori dei prigionieri a Guantanamo sarebbe saltato fuori un piano apocalittico per vendicare Bin Laden, in caso di cattura o morte. Lo stesso Osama accarezzava l’idea di acquistare sul mercato nero un ordigno nucleare tattico o di far costruire una bomba «sporca» capace di seminare radiazioni. Il piano prevedeva di nasconderla in Occidente e farla esplodere da una cellula dormiente quando il capo sarebbe stato preso o fatto fuori. Probabilmente è solo leggenda, ma lo stesso direttore uscente della Cia, Leon Panetta, ha dichiarato ieri: «Se Bin Laden è morto non si può dire lo stesso di Al Qaida. I terroristi cercheranno quasi sicuramente di vendicarlo».
Il successore designato di Bin Laden, numero due da sempre di Al Qaida è il medico egiziano Ayman Al Zawahiri. Dovrebbe essere lui a rilanciare per primo la partita del terrore con un video di minacce, ma deve sentire il fiato sul collo degli americani, che hanno messo una taglia di 25 milioni di dollari sulla sua testa. Però Al Zawahiri non è un generale sul campo, ma un ideologo.
Ben più pericolosi sono i gruppi come Tehrik-i-Taliban Pakistan, i talebani pachistani emuli di al Qaida. Ogni tanto i droni della Cia ne fanno fuori il capo, ma ne rispuntano sempre di nuovi come Hakimullah Mehsud, che potrebbe scatenare attacchi suicidi di rappresaglia nelle città pachistane o contro i cristiani presenti nel Paese.
In Afghanistan continuano a combattere un centinaio di operativi di Al Qaida e la famigerata rete Haqqani, responsabile dei più clamorosi attacchi kamikaze a Kabul. La guida Shirahuddin, il figlio di Jalaluddin Haqqani, che combattè al fianco di Bin Laden negli anni Ottanta contro gli invasori sovietici.
Un’altra rete del terrore ispirata ad Osama è l’Al Qaida del Maghreb, che da due mesi tiene in ostaggio l’italiana Maria Sandra Mariani. Ieri è stato consegnato alle autorità del Mali un ultimo video che la mostra in vita, ma Abdelmalek Droukdel, nome di battaglia del capo dei tagliagole maghrebini, già in passato ha giustiziato ostaggi occidentali per rappresaglia.
Cellule in franchising di Al Qaida sono attive in Cecenia, a Gaza, nel Sud est asiatico, anche se la più pericolosa è annidata nello Yemen. L’imam Anwar al Awlaky è un cittadino americano di 40 anni, ideologo e ispiratore degli ultimi attentati contro gli Usa partiti dallo Yemen, in gran parte falliti. Altri colonnelli che si sono fatti le ossa fin da prima dell’11 settembre sono Ilyas Kashmir e Seif Al Adel.
La minaccia più insidiosa e imprevedibile arriva, però, dagli «europei», i musulmani di seconda generazione nati in Occidente o convertiti all’Islam. In febbraio l’intelligence francese ne segnalava un centinaio nei campi di addestramento delle zone tribali pachistane. Quattordici erano francesi, ma la maggioranza è composta da giovani inglesi e tedeschi. Una volta rientrati in Europa sono delle mine innescate, come il terrorista fai da te che si monta la testa su internet, nelle grandi metropoli occidentali, meditando vendetta per la morte di Bin Laden.


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