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04-03-2011

Libia, altre bombe su Brega. Via alla missione umanitaria italiana

TMNews - Le forze fedeli al leader libico Muammar Gheddafi hanno bombardato di nuovo il terminal petrolifero di Brega, la città nell'est del Paese controllata dagli insorti. Lo ha reso noto l'emittente tv al Arabiya. Intanto mentre nella Cirenaica si tengono i funerali dei ribelli uccisi negli scontri con le forze leali a Gheddafi, a Tripoli sale la tensione in vista delle nuove possibili proteste annunciate per il dopo-preghiere del venerdì. Ieri, nel giorno in cui la Corte Penale internazionale ha aperto un'inchiesta per crimini contro l'umanità in Libia, il presidente americano Barack Obama è tornato a chiedere a Gheddafi di lasciare il potere e oggi, parlando alla radio, il ministro degli Esteri italiano Frattini ha invitato a non parlare "con leggerezza" di un intervento militare (mentre parte la missione umanitaria italiana).

E cresce la paura a Tripoli tra gli oppositori del regime dopo i raid notturni condotti dalla polizia nel quartiere orientale di Tajura. Abitato da circa 100.000 persone, è considerato uno dei principali centri di opposizione al regime. E' tanta la paura, ha sottolineato un testimone, che in pochi parteciperanno alle proteste in programma: "La gente ha paura. Alcuni andranno, ma molti sono terrorizzati". La scorsa settimana, i rivoltosi partirono proprio da Tajura per sfilare a Tripoli verso Piazza Verde.

IL FIGLIO DI GHEDDAFI: BOMBARDIAMO BREGA PER SALVARCI
Sul terreno, i ribelli hanno ribadito il no a qualsiasi trattativa finché al potere c'è Gheddafi e il figlio del rais, Saif al Islam, ha spiega che l'aviazione ha bombardato Brega solo per costringere i ribelli a ripiegare. In un'intervista a Sky News ha detto: "Le bombe servono solo a costringerli a ritirarsi. Non c'è centro abitato lì, la città di Brega è a miglia di distanza. Io sto parlando del porto, della raffineria di petrolio", ha detto sottolineando che il regime farà di tutto per riconquistare il controllo della raffineria. "E' l'hub libico per petrolio e gas - ha aggiunto - tutti noi mangiamo e viviamo grazie a Brega. Senza Brega, sei milioni di persone non hanno futuro, perchè esportiamo tutto il nostro greggio da lì". "Nessuno permetterà ai miliziani di controllare Brega - ha concluso - è come se voi permetteste a qualcuno di controllare il porto di Rotterdam.

A una mediazione pensano invece altre forze. La Lega Araba sta valutando da parte sua la proposta di mediazione internazionale alla crisi politica avanzata dal presidente venezuelano Hugo Chavez, rifiutata però "categoricamente" dall'opposizione. Caracas aveva già reso noto che sia il governo libico che la Lega Araba erano "interessati" al progetto di mediazione internazionale: la proposta sarebbe stata discussa personalmente dal presidente venezuelano con il leader libico Muammar Gheddafi; Chavez ha inoltre criticato qualsiasi ipotesi di intervento militare internazionale in Libia, che costituirebbe a suo dire "una catastrofe".

OBAMA: GHEDDAFI VIA, PRONTI A USARE LA FORZA
Gheddafi deve andarsene subito secondo il presidente amercano Barack Obama che non esclude il ricorso alla forza. "Riguardo alla volontà di intervenire militarmente, ho dato istruzioni ai dipartimenti di Stato e della Difesa di esplorare l'intera gamma di opzioni" ha detto. "C'è il rischio di uno stallo sanguinoso" tra le forze governative e i ribelli, ha detto Obama, "ma gli Usa hanno tutta la capacità di agire in maniera potenzialmente rapida se la situazione si deteriora". "Voglio prendere decisioni sulla base di quello che è meglio per il popolo libico, in consultazione con la comunità internazionale", ha affermato il presidente.

LA MISSIONE UMANITARIA
A Roma, ieri, il Consiglio dei ministri italiano ha approvato la missione umanitaria in territorio tunisino, disposta "a seguito di una richiesta esplicita del governo tunisino e di quello egiziano" per contribuire al rimpatrio sicuro di alcune decine di migliaia di lavoratori egiziani scappati dalla Libia e che si trovano ora nei campi profughi gestiti finora solo dall'agenzia dell'Onu per i rifugiati. Il primo team italiano della Cooperazione è già partito con un aereo della Protezione civile.

Il team inviato dalla Farnesina in Tunisia "sta verificando il luogo in cui montare le tende" del campo di accoglienza a Ras Jadir, ha spiegato il ministro degli Esteri Franco Frattini a Radio24. "Stasera, inoltre, dovrebbe partire da Catania la nave della Marina militare che trasporterà aiuti umanitari in Libia. Il suo arrivo al porto di Bengasi è previsto all'incirca dopo 30 ore di navigazione", ha sottolineato Frattini.

L'opzione militare in Libia "non credo sia da considerare con leggerezza" ha poi sottolineato il titolare della Farnesina spiegando che per un eventuale intervento armato servono comunque "mandati precisi del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite".


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