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03-03-2011

Gheddafi minaccia l'Occidente. Tre soldati olandesi catturati

TMNews - Muammar Gheddafi porta avanti la strategia della minaccia. Il colonnello ha promesso ieri che ci saranno migliaia di morti nel caso di un intervento militare degli occidentali in Libia; nella parte orientale del Paese, ormai controllata dai ribelli, ha intanto inviato truppe e aerei caccia. La reazione dell'opposizione a Bengasi, centro nevralgico della rivolta, non si è fatta attendere. Sono stati richiesti raid aerei delle Nazioni Unite contro i mercenari utilizzati dal regime. Intanto il ministro degli Esteri Franco Frattini ha precisato che l'Italia non prenderà mai parte ad un'eventuale missione militare internazionale in Libia, potendo al massimo dare un appoggio logistico all'operazione, offrendo basi sul proprio territorio. "Escludo categoricamente - ha detto il titolare della Farnesina in una una intervista ad Avvenire - che l'Italia possa partecipare ad un'azione militare in Libia, per ovvi motivi legati al nostro passato coloniale. Al massimo, potremmo dare la disponibilità logistica delle nostre basi, ma anche in questo caso occorre un chiaro mandato internazionale dell'Onu. E, comunque, qualsiasi tipo d'azione deve tener presente il delicato contesto politico e culturale del mondo arabo''.

Nel sedicesimo giorno di insurrezione, la comunità internazionale, interessata a sostenere l'opposizione ma consapevole delle conseguenze nocive di un coinvolgimento molto forte, avanza le sue "pedine", in particolare a livello militare, dopo avere adottato una serie di sanzioni economiche. E il segretario di stato Usa Hillary Clinton ha avvertito che "benché l'Iran non abbia relazioni con le opposizioni, e in certi casi abbia avuto pessimi rapporti con i sunniti, con i Fratelli musulmani e altri gruppi, sta facendo di tutto per influenzare il risultato" di queste proteste nel mondo arabo.

Tre soldati olandesi sono stati intanto fatti prigionieri domenica scorsa da uomini armati durante un'operazione di sgombero di civili a Sirte, sulla costa del nord del Paese: lo ha confermato oggi il ministero della Difesa olandese all'Aja. Secondo il quotidiano popolare De Telegraaf, sono stati catturati da uomini armati di Gheddafi mentre partecipavano allo sgombero di due civili, un olandese e un altro europeo, realizzato in elicottero. Sul campo, le forze
libiche, sostenute da blindati e dall'aviazione, hanno lanciato un attacco a Brega, la località più avanzata controllata dai ribelli nell'est. Secondo testimoni, mercenari arrivati all'alba hanno in particolare tentato di riprendere le infrastrutture petrolifere, ma l'opposizione armata ha recuperato il controllo della maggior parte della città alla fine della giornata.

Un po' più a nord, la regione di Ajdabiya è stata teatro di raid aerei che non hanno provocato vittime. Il portavoce della guerriglia, Abdelhafez Ghoqa, ha invitato "le Nazioni Unite (...) a lanciare attacchi aerei sulle posizioni dei mercenari". A Bengasi, ha inoltre annunciato che l'ex ministro della Giustizia,
Mustapha Mohammad Abdeljalil, sarà il presidente del "Consiglio nazionale" di transizione istituito nelle città controllate dagli insorti. Secondo la Lega libica dei diritti umani, la repressione ha provocato 6mila morti, di cui 3mila a Tripoli e 2mila a Bengasi: un bilancio nettamente più grave, in quest'ultima città,
del bilancio compreso tra i 220 e i 250 morti indicato da fonti ospedaliere locali e il Cicr.

A Tripoli, la "guida della rivoluzione libica" è apparsa di fronte a una folla di sostenitori durante una cerimonia che segna il 34esimo anniversario dell'istituzione del "potere delle masse" in Libia. "Migliaia di libici moriranno in caso di intervento dell'America o della Nato", ha avvertito nel corso di un lungo discorso. Inoltre, "non possiamo permettere agli americani o all'occidente di intervenire in Libia. Se lo fanno, devono sapere che si gettano in un inferno e in un mare di sangue peggiore dell'Iraq o dell'Afghanistan (...). Distribuiremo armi per milioni e sarà un nuovo Vietnam", ha minacciato. Assicurando che non se ne andrà mai dal Paese e di non poter abbandonare il potere, ha nuovamente accusato al Qaida di essere la causa della
rivolta e ha promesso amnistia a quanti consegneranno le armi, pur assicurando che "non ci sono manifestazioni in Libia".

Il rais ha poi affermato che la produzione petrolifera del Paese, che detiene le principali riserve d'Africa, è al livello "più basso" e ha minacciato di sostituire le imprese occidentali con società della Cina e della India.

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